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giovedì 8 marzo 2012

Però mi vuole bene... da morir! (auguri per l'8 Marzo)

Stamattina in classe ho spiegato brevemente che cosa si celebra l'8 marzo (per fortuna qualcuno lo sapeva bene) e perché è importante celebrarlo nel 2012. Dopo aver porto i miei auguri alle studentesse, ho menzionato la questione dei diritti delle lavoratrici e del diritto della donna a non subire alcun tipo di violenza, argomenti che hanno suscitato interesse nei miei studenti (soprattutto nelle ragazze). Intavolare un discorso sulla "questione femminile" nel suo complesso sarebbe stato certamente più interessante, ma al di sopra delle mie possibilità.
«A proposito», tuona cinicamente Vera, dalle righe del romanzo "Che fare?", «che significa questa femminilità? Capisco che le donne parlino a voce di contralto e gli uomini da baritono. E con ciò? Poi perché tutti ci ripetono ad ogni poco di serbare la nostra femminilità? Mi pare una sciocchezza.» In tempi in cui l'8 marzo si festeggia senza celebrarlo, la domanda è più che mai lecita, ed è alla base di quante (come alcune mie colleghe) non hanno alcun piacere a che un uomo porga loro gli auguri. Qualche capitolo più in là, Vera sottolinea: «Non mi piace che alle donne si baci la mano. [...] Perché è un'offesa che ci si fa, una specie di degnazione, quasi che l'uomo dicesse: io sono tanto più in alto di voi, che non credo di abbassarmi con questa formalità cortigianesca». Allora, per non trasformare in formale baciamano i miei auguri, provo a raccontare lo spirito che mi anima nel porli a chi mi legge.

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