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sabato 6 ottobre 2012

Prove nazionali 2012 parte 1: il cheating

Difficile credere che un grafico possa dire molte cose, eppure questo asettico accostamento di linee, numeri e punti può essere estremamente significativo. Come per un paesaggio, l'importanza di un grafico dipende da quanti e quali elementi esso effettivamente contenga, ma può variare anche a seconda dell'occhio che lo vede. Ecco perché gli studi seri non si limitano a fornire solo un elenco di dati o solo una loro rappresentazione grafica: piuttosto cercano di evidenziare aspetti differenti degli stessi dati con più rappresentazioni, talvolta incrociate, di modo da poter fornire un quadro interpretativo il più completo possibile. La rilevazione sugli apprendimenti che l'INVALSI (Istituto di valutazione del sistema scolastico ed educativo italiano) ha pubblicato dopo la somministrazione e correzione delle “Prove nazionali” del 2012 mostra diversi grafici che offrono un'ottima fotografia della situazione scolastica italiana.


Che cosa sono le “Prove Nazionali"? Per chi non ne sapesse nulla, basti dire che si tratta di test di italiano e matematica (per lo più a risposta chiusa) uguali per tutta la nazione, che vengono somministrati a diverse età e servono a valutare non tanto (e non solo) le nozioni apprese dagli studenti, quanto piuttosto le loro competenze, ovvero la capacità che i ragazzi hanno di utilizzare le nozioni apprese. Il concetto di competenza è stato introdotto piuttosto di recente nel nostro sistema valutativo, perché ci si è accorti che spesso si dava maggior importanza all'accumulo di nozioni piuttosto che alla capacità di applicarle alla vita quotidiana. Ogni insegnamento è funzionale al tempo in cui si vive: adesso la conoscenza ha più significato in questo secondo senso che non nel primo.
La correzione delle prove è a cura dell'insegnante della disciplina ma avviene in maniera standardizzata, con pochissimo margine interpretativo. Un test strutturato in maniera rigida permette di valutare diversi aspetti dell'apprendimento dei ragazzi, rendendo possibile l'elaborazione di grafici esplicativi e soprattutto il confronto tra realtà molto differenti.
Come ho già accennato in un altro post, questo sistema di valutazione non è esente da critiche; al contrario, sono molti i colleghi insegnanti che lo criticano aspramente, al punto di arrivare a boicottarlo. Il boicottaggio può assumere forme variegate, che vanno dal rifiutarsi di somministrare le prove, a suggerire le risposte ai ragazzi, ad agire in sede di correzione falsando il risultato. Il rapporto pubblicato dall'INVALSI parte proprio sottolineando questo aspetto.
La propensione al cheating (cioè a copiare) registrata dai test

Il grafico che vi mostro in questo primo post è dedicato alla "propensione cheating", che in sostanza è la tendenza a barare, a copiare, espressa in un termine inglese più elegante. Attraverso tecniche statistiche, gli analisti dell'INVALSI si sono resi conto di alcuni punteggi anomali (magari troppo alti, oppure con risposte corrette a domande complesse e scorrette a domandi semplici, propedeutiche alle prime) e hanno introdotto alcuni correttivi.
È piuttosto imbarazzante leggere il commento al caso della Prova nazionale inserita nell’esame di Terza media (più propriamente, l'esame di stato conclusivo del primo ciclo di istruzione): “come già evidenziato negli anni passati, in alcune regioni del Mezzogiorno (Molise, Campania, Calabria e Sicilia) e in parte anche del Centro (Lazio) si sono riscontrate indicazioni statisticamente significative di comportamenti opportunistici, tanto da rendere necessaria l’operazione di pulizia dei dati, così come attuata nelle edizioni 2008-09, 2009-10 e 2010-11 della Prova nazionale".
Cioè, i risultati di molte prove d'esame, che tra tutte le prove somministrate dovrebbero essere quelle più attendibili, risultano letteralmente falsati dal cheating (come al solito, aggiungono i tecnici INVALSI)!
"Ad esempio", prosegue il rapporto, "se si considera il risultato della sezione di Matematica della Prova nazionale 2012 si riscontra che l’effetto medio nazionale del cheating è circa il 9,1% (rispetto alla media nazionale, Ndr), ossia, in termini ancora più espliciti, il 9,1% del punteggio medio osservato nel Paese non è dovuto alla reale competenza degli allievi, ma al fatto che è stato consentito loro di copiare o, addirittura, sono state suggerite loro alcune risposte corrette".
La cosa non è assurda: in una delle scuole in cui ho fatto supplenza quest'anno, in virtù dell'«io non credo all'INVALSI», non solo si è permesso ai ragazzi di conversare durante la prova, ma si sono suggerite moltissime risposte. In fase di correzione, poi, sono state evidentemente aggiunte dal docente che correggeva le risposte corrette al posto delle risposte lasciate in bianco. Questo l'ho facilmente intuito vedendo gli eccellenti risultati delle Prove nazionali di una classe non mia (per inciso, la stessa classe ha fatto un disastro nella prova di matematica non INVALSI).
"Tuttavia", e questo è incoraggiante, "probabilmente anche in seguito a una intensa campagna di formazione/informazione, realizzata dall’INVALSI in collaborazione e con il sostegno del MIUR in alcune regioni del Sud (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), il cheating si è considerevolmente ridotto rispetto alla Prova nazionale 2010-11".

Una volta inseriti i correttivi, i risultati dei test possono dirsi attendibili e l'analisi dei dati può cominciare. 

Continua... 

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