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domenica 17 novembre 2013

Un'idea del Male

La riflessione che vorrei condividere con voi riguarda un tema su cui sto riflettendo in questi giorni. È a cavallo tra il filosofico e il teologico, senza volermi sbilanciare eccessivamente nell'una o nell'altra area, non avendone le competenze. È un flusso di pensieri sulla domanda delle domande: perché esiste la sofferenza? O, più in generale, perché esiste il Male?

Nella mia esperienza, soprattutto recente, mi sono imbattuto spesso in questa domanda, che penso sia alla radice di qualsiasi concezione spirituale, religiosa o laica. A chi sia interessato al tema intanto suggerisco la lettura di Rifondazione della Fede, un libro del teologo cattolico Vito Mancuso. Un libro che ho letto diversi mesi fa e che mi ha inserito una pulce nell'orecchio.
Quello che suggerisce Mancuso è che, se il male è la negazione del bene, non è necessariamente il suo contrario! Mi spiego: immaginiamo un'arancia. Accendendo una lampadina, noteremo che l'arancia è per metà in ombra. Un'ombra che senza quella luce non esisterebbe.
Così come l'ombra esiste soltanto accendendo la luce, altrettanto il male esiste solo come ombra del bene stesso: lo conosciamo perché siamo in grado di vedere il bene.
In aggiunta a questo, suggerisce Clarissa Pinkola Estés che noi abbiamo persino bisogno di quell'ombra: solo il confronto tra luce ed ombra ci permette di vedere l'arancia nella sua tridimensionalità.
Questo non risolve certo i problemi! In effetti, se metà dell'arancia è illuminata, non solo ce n'è metà in ombra, ma c'è un cono d'ombra, ben più grande dell'arancia, che investe tutto ciò che è alle spalle dell'arancia. Inoltre il confine tra ciò che è in luce (bene) e ciò che è in ombra (male) è tutt'altro che semplice da definire. Molto spesso ciò che pensiamo o facciamo si colloca proprio a cavallo della linea d'ombra, che non è mai netta. Da ultimo, è piuttosto ovvio che a seconda di quale sia il nostro punto di vista rispetto all'arancia la distinzione tra ombra e luce appaia ancora meno netta di quanto già non sia!
Beh, se vivessimo su un pianeta senza atmosfera, sicuramente il confine tra ombra e luce sarebbe chiarissimo... ma chi potrebbe vivere su un pianeta del genere?
Lo stato di incertezza è ciò che noi definiamo vita. L'universo tende al massimo grado di disordine, ma i sistemi viventi sono ciò che violentemente ci si oppone, la stessa strenua lotta che compie una goccia d'acqua che per un attimo si allontana verticalmente da uno stagno, dopo che un sasso vi è caduto. La sua risalita nell'aria dura pochissimo, ma se avessimo uno scorcio soltanto su quell'istante vedremmo indiscutibilmente una goccia d'acqua salire verso l'alto.
Ogni corpo illuminato genera ombre, del resto ciò che esiste vive di contraddizioni, la cui assenza è sintomo di morte.
Ma allora, qual è l'opposto del bene, se il male non lo è? Ebbene, penso che sia la condizione di non avere la possibilità di distinguere tra l'una condizione e l'altra. È la lampadina spenta che non dà luce e conseguentemente non genera ombra. È la tenebra indistinta.
Si può rispondere in molti modi alla domanda “perché esiste il male?”; nella maggior parte dei casi si tratta di illusioni consolatorie, da offrire a chi vive situazioni di grande sofferenza. Come biasimare chi sta vivendo una situazione dolorosa, che rinuncerebbe alla propria capacità di cogliere il bene pur di allontanare il male? Eppure, se accettiamo il bene, perché non dovremmo prendere anche il male (dal libro di Giobbe, nella Bibbia)? Rinunciarvi sarebbe come rinunciare al nostro essere umani.
A voi la scelta, dunque: entrare nella complessità del reale, nella lotta contraddittoria e faticosa che ci rende vivi, o cercare l'inganno di una vita senza luci e senza ombre.
Dal canto mio non posso che smorzare la lampadina che illumina il mio scrittoio e chiudere qui il post. Buonanotte!

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